Probiviri, codici etici e mail, guerra alle molestie sul set – dichiarazione Avv. Mario Fusani | Domani Editoriale
Le case di produzione hanno iniziato a interrogarsi su come arginare abusi e discriminazioni.Per le lavoratrici del settore: «Gli strumenti non sono sufficienti»
“Ma è l'azienda stessa ad avere «un interesse principale e diretto a che queste situazioni vengano prevenute», ha spiegato l'avvocato Mario Fusani, giuslavorista Co-Founder GF Legal — consulente di Anica, ASSOCIAZIONE NAZIONALE INDUSTRIE CINEMATOGRAFICHE AUDIOVISIVE E DIGITALI — in un incontro sul tema, precisando che soprattutto nell'ambito creativo la condizione psicofisica ha conseguenze anche sul lavoro finale.”
Articolo “Probiviri, codici etici e mail, guerra alle molestie sul set”
Rubrica "Inchiesta sostenuta dai lettori"
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In tutti gli ambiti, particolarmente in quello creativo, la condizione psicofisica ha conseguenze anche sulla buona riuscita del lavoro finale.
La responsabilità della salute e sicurezza di lavoratori e delle lavoratrici è del datore di lavoro, che ha il dovere di ordinare l’interruzione delle discriminazioni.
PROBIVIRI, CODICI ETICI E MAIL, GUERRA ALLE MOLESTIE SUL SET - Le tutele processuali
Amleta sta sostenendo in tribunale con l'associazione Differenza Donna che gestisce centri antiviolenza chi ha segnalato di aver subito abusi.
Ma non tutte hanno voluto e potuto agire in sede penale, perché in caso di violenza sessuale si ha un anno di tempo per presentare querela.
Esiste però un doppio binario di tutela: si può, da un lato, denunciare l'autore degli abusi e attivare il processo penale, dall'altro, agire in sede civilistica contro il datore di lavoro per il risarcimento del danno.
Il datore di lavoro è responsabile della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori, deve tutelare la loro «integrità fisica e personalità morale» e, se viene a conoscenza di abusi, ha il dovere di ordinare l'interruzione delle discriminazioni, oltre alla rimozione degli effetti connessi a queste condotte.
L'articolo 26 del Codice delle pari opportunità prevede infatti l'annullamento di atti e provvedimenti, all'interno del rapporto di lavoro, se sono stati adottati a seguito «del rifiuto e della sottomissione» a molestie.
Ma, secondo l'ufficio per l'Italia dell'Organizzazione internazionale del lavoro, l'attuazione di questa tutela è lasciata in buona parte alla contrattazione collettiva e, più in generale, «la denuncia di molestie sessuali e violenze di genere sul lavoro è piuttosto limitata in Italia, a causa del timore di ritorsioni che possono implicare anche la perdita del lavoro».
Ma è l'azienda stessa ad avere «un interesse principale e diretto a che queste situazioni vengano prevenute», ha spiegato l'avvocato Mario Fusani — consulente di Anica, associazione di categoria— in un incontro sul tema, precisando che soprattutto nell'ambito creativo la condizione psicofisica ha conseguenze anche sul lavoro finale.
Nel 2018, un anno dopo il McToo, viene fondata la sezione italiana di Women in Film, Television and Media - Wiftmi, associazione no profit che promuove la parità di genere e incentiva un cambiamento culturale nella rappresentazione delle donne nel mondo dell'audiovisivo, attiva negli Stati Uniti dagli anni Settanta.
«Le molestie e le violenze sono l'apice di contesti in cui sono accettati e promossi comportamenti abusanti», dice Domizia De Rosa, presidente di Wiftmi.
Estratto dall'articolo “Probiviri, codici etici e mail, guerra alle molestie sul set” pubblicato su EDITORIALE DOMANI
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