I MINI JOBS IN SOSTITUZIONE DEI VOUCHER?
Come noto, ormai i cd. Voucher sono divenuti un ricordo nel panorama normativo italiano.
Ma vediamo cosa e come potrebbero essere nuovi strumenti integrativi o sostitutivi ed utili per le prestazioni saltuarie, discontinue e non professionali, ma che intercettano, comunque attività lavorative che, diversamente, sarebbero totalmente destrutturate e deregolamentate (anche da un punto di vista contributivo e fiscale).
Vediamo anche qualche cenno storico.
Il balzo della competitività tedesca è stato agevolato dal pacchetto di provvedimenti sul lavoro che il Governo Schröder varò tra il 2003 e il 2005 note come piano Hartz, dal nome dell’allora consigliere del Governo tedesco nonché consigliere di amministrazione di Volkswagen.
Quelle riforme che avevano l’obiettivo di incentivare la ricerca del lavoro come ad esempio i mini jobs, hanno contributo al miglioramento della produttività e competitività tedesca.
Si tratta di impieghi limitati a un massimo di 15 ore settimanali e con uno stipendio che può raggiungere al massimo i 450 Euro mensili, diffusi prevalentemente nel settore dei servizi.
In termini di costo del lavoro, il datore di lavoro tedesco deve pagare circa il 2% al Fisco e il 28% alla previdenza sociale.
Secondo alcune stime, oggi, circa 7,5 milioni di tedeschi, quasi un occupato su cinque, lavorerebbe con mini-job o avrebbe un mini-job come secondo lavoro.
Essi, sono utilizzati in particolare nel settore commerciale: dai negozi ai grandi magazzini agli hotel e ai ristoranti ovvero tutti settori nei quali la necessità di impiego di risorse ha carattere temporaneo.
E’ sulla scia di questa tipologia di contratti di lavoro che, anche in Italia, i mini Jobs potrebbero presumibilmente diventare i nuovi buoni lavoro destinati a sostituire definitivamente i voucher abrogati dal Governo con il DL 25/2017 del 17 marzo 2017.
I mini Jobs potrebbero essere quindi di due tipi:
Per le imprese, potrebbero essere molto simili ai contratti di lavoro a chiamata (già vigenti) e potrebbero prevedere un massimo di 400 giornate lavorative in 3 anni;
Per le famiglie, ci potrebbe essere una piattaforma online gestita dall’Inps in cui potrebbe essere possibile far incontrare domanda e offerta di lavoro remunerando direttamente online le prestazioni.
E’ interessante anche osservare come con i mini jobs, rispetto ai lavori a chiamata o a intermittenza, la possibilità di essere chiamati riguarderebbe tutte le fasce di età, senza il limite dell’età inferiore a 24 anni o superiore ai 55 anni.
Il Governo quindi oltre a voler abolire questa discriminante, vorrebbe anche rendere più ampio l’elenco dei settori che possono ricorrere a questa forma di contratto che oggi è in parte ancora regolata da un regio decreto del 1923.
Quello che allo stato sembra abbastanza certo è che al posto dei voucher arriveranno altri strumenti che molto probabilmente saranno incentrati proprio su due elementi: allentamento dei vincoli per le forme di lavoro a chiamata e l’introduzione dei mini jobs alla tedesca poc’anzi descritti.
© riproduzione riservata dello Studio GF LEGAL STP
Ma vediamo cosa e come potrebbero essere nuovi strumenti integrativi o sostitutivi ed utili per le prestazioni saltuarie, discontinue e non professionali, ma che intercettano, comunque attività lavorative che, diversamente, sarebbero totalmente destrutturate e deregolamentate (anche da un punto di vista contributivo e fiscale).
Vediamo anche qualche cenno storico.
Il balzo della competitività tedesca è stato agevolato dal pacchetto di provvedimenti sul lavoro che il Governo Schröder varò tra il 2003 e il 2005 note come piano Hartz, dal nome dell’allora consigliere del Governo tedesco nonché consigliere di amministrazione di Volkswagen.
Quelle riforme che avevano l’obiettivo di incentivare la ricerca del lavoro come ad esempio i mini jobs, hanno contributo al miglioramento della produttività e competitività tedesca.
Si tratta di impieghi limitati a un massimo di 15 ore settimanali e con uno stipendio che può raggiungere al massimo i 450 Euro mensili, diffusi prevalentemente nel settore dei servizi.
In termini di costo del lavoro, il datore di lavoro tedesco deve pagare circa il 2% al Fisco e il 28% alla previdenza sociale.
Secondo alcune stime, oggi, circa 7,5 milioni di tedeschi, quasi un occupato su cinque, lavorerebbe con mini-job o avrebbe un mini-job come secondo lavoro.
Essi, sono utilizzati in particolare nel settore commerciale: dai negozi ai grandi magazzini agli hotel e ai ristoranti ovvero tutti settori nei quali la necessità di impiego di risorse ha carattere temporaneo.
E’ sulla scia di questa tipologia di contratti di lavoro che, anche in Italia, i mini Jobs potrebbero presumibilmente diventare i nuovi buoni lavoro destinati a sostituire definitivamente i voucher abrogati dal Governo con il DL 25/2017 del 17 marzo 2017.
I mini Jobs potrebbero essere quindi di due tipi:
Per le imprese, potrebbero essere molto simili ai contratti di lavoro a chiamata (già vigenti) e potrebbero prevedere un massimo di 400 giornate lavorative in 3 anni;
Per le famiglie, ci potrebbe essere una piattaforma online gestita dall’Inps in cui potrebbe essere possibile far incontrare domanda e offerta di lavoro remunerando direttamente online le prestazioni.
E’ interessante anche osservare come con i mini jobs, rispetto ai lavori a chiamata o a intermittenza, la possibilità di essere chiamati riguarderebbe tutte le fasce di età, senza il limite dell’età inferiore a 24 anni o superiore ai 55 anni.
Il Governo quindi oltre a voler abolire questa discriminante, vorrebbe anche rendere più ampio l’elenco dei settori che possono ricorrere a questa forma di contratto che oggi è in parte ancora regolata da un regio decreto del 1923.
Quello che allo stato sembra abbastanza certo è che al posto dei voucher arriveranno altri strumenti che molto probabilmente saranno incentrati proprio su due elementi: allentamento dei vincoli per le forme di lavoro a chiamata e l’introduzione dei mini jobs alla tedesca poc’anzi descritti.
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